Il cane sardo descritto dal gesuita Antonio Bresciani nella prima metà dell 1800
Il cane sardo descritto dal gesuita Antonio Bresciani nella prima metà dell 1800
Antonio Bresciani
DEI COSTUMI
DELL’ISOLA DI SARDEGNA
COMPARATI COGLI ANTICHISSIMI
POPOLI ORIENTALI
a cura di Benedetto Caltagirone
Antonio Bresciani nacque ad Ala (TN) nel Tirolo italiano il 24 luglio del 1798.
Ebbe un'educazione cristiana anche ad opera del sacerdote Filippo Bernardi che lo avviò agli studi letterari. Nel 1814 si recò a Verona e vi studiò rettorica, entrando in famigliarità con lo scrittore Padre Antonio Cesari. Ordinato sacerdote nel 1821, entrò nella Compagnia di Gesu' nel 1828 e fu scelto come professore di lettere nel Liceo di Verona. Dal 1828 al 1848 si spostò in diverse città d'Italia come rettore di collegi: Torino, Genova, Modena e quello di Propaganda in Roma.
Visitò la Sardegna dal 1844 al 1846, percorrendo la Trexenta, l'Ogliastra, la Barbagia e la parte occidentale, animato dal desiderio di conoscere le tradizioni delle "antiche nazioni". Il suo sguardo sulla Sardegna si basa su una serie di dottrine oggetto di diverse critiche, secondo le quali molte usanze dell'isola derivavano dai popoli d'Oriente. ( notizie wikipedia)
Il libro è scaricabile gratuitamente in versione pdf al link sottostante
https://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=833
estratto da Parte prima capitolo uno con riferimento ai cani sardi dei quali fornisce la sottostante descrizione:
Egli è a dire altresì d’una stirpe di cani tutta propria dell’I-
sola, i quali son tanto valenti alla guardia, che i Sardi li hanno
a ragione in altissimo pregio. Tengono alquanto della nazion
de’ levrieri: hanno il muso aguzzo, gli orecchi ritti, la vita lun-
ga e slanciata, le gambe snelle e sottili, il pelo irto e rado e di
color lionato, o di bigio piombo. La bocca squarciatissima, e
mascelle guernite di sanne acute e di sì dura presa, che ne
disgradono le tanaglie: e’ ti parrebbono: «Le cagne magre, stu-
diose e conte» dell’Alighieri. Son d’indole cupa, cogitabonda e
trista in eccesso; e gli occhi hanno torvi e sanguigni. Son fe-
deli al signore, e dolci coi famigliari; ma truci, odiosi e feroci
cogli stranieri. Mal arrivato il pellegrino, che giunge di notte
alla capanna: gli saltano alla vita improvvisi, lo gittano in ter-
ra, e tenendogli il muso alla bocca sì nol lasciano, sinché al
grido non esca il padrone a trarnelo di sotto.
I pastori gli avvezzano a guardar le greggi, e i vaccari e
boattieri le torme. Quando l’uomo dice loro: «Piga», e’ si lancia-
no come leopardi ai cavalli, a’ porci, ai becchi, a’ tori, e si git-
tan loro d’un salto all’orecchio e l’assannan per guisa da non
se ne spiccare che al richiamo di colui che gli aizzò alla bestia.
I banditi ripongono in que’ valorosi mastini la loro sal-
vezza; i viandanti gli hanno sempre a fianco, o alla testa de’
cavalli; i cacciatori gli ammettono a’ cignali, a’ cervi, a’ daini,
alle lepri e alle volpi. Ei mi ricorda che, attraversando io per
la foresta di Soletta, e avendo la nostra guida un suo cane.
Glossario
boattieri =bovari, bifolchi.
A/S a/s